Locale di famiglia da tre generazioni, Da Amerigo ha appena tagliato il traguardo dei suoi primi novanta anni. E, considerato il successo di questa insegna (che si trova a poco meno di un’ora dal centro di Bologna), altrettanti se ne prospettano. Qui, in un antico edificio del centro storico, Alberto Bettini celebra la cultura culinaria regionale, raccontandone le particolarità e i segreti, mentre l’ubiqua Marina Malavasi si muove decisiva tra i trompe l’oeil del piano superiore e la sala al pianterreno (dove un tempo c’era l’ingresso e dove ora invece trova spazio la bottega che, tra foto e ninnoli d’epoca, propone bottiglie e vasetti di salse da acquistare per casa). I piatti sono quelli classici della tradizione, qui tanto filologica quanto ‘familiare’ perché Da Amerigo tutto è declinato nella forma colorita e vernacolare dell’oste, come le tagliatelle al ragù, sì, ma con la cipolla rossa a parte, o le caramelle di zucca, però al ragù di selvaggina (selvaggina cacciata, che viene dal vicino Appennino, così come il tartufo e i funghi). Splendide sempre le carni, come il capocollo di maiale brado di razza Mora col suo fegatino all’alloro e il lingotto di verza a contorno, e l’ormai ‘simbolico’ «uovo Amerigo» ai due tartufi: marzuolo e nero pregiato. I dolci sono, anche loro, parte integrante di una proposta culinaria tanto rigorosa quanto fantasiosa, così come la carta dei vini che, oltre al territorio, si concede anche felicissime divagazioni. L’esperienza vanta, peraltro, un ottimo rapporto fra felicità e prezzo: circa 50 euro.

Premio “Ambasciatore del territorio” – Emilia-Romagna a Tavola 2025 / Lattebusche