Guastalla è stata per due secoli capitale di uno Stato. Un minuscolo ducato sul quale ha regnato un ramo cadetto di Casa Gonzaga. Nel fastoso palazzo ducale, al pianterreno, negli spazi ove Bernardo Bertolucci ha girato alcune scene del suo capolavoro assoluto – Novecento (1976) – ha sede questo raffinato locale, gestito da una giovane coppia, che riesce a unire, con stile, il design contemporaneo alla storicità degli ambienti.

La cucina si pone in modo avanguardista e, al netto di alcune sbavature d’esecuzione, si esprime salvaguardando la centralità dei sapori e una certa rotondità d’espressione. Qui, di tradizione (al netto, per esempio, degli immancabili cappelletti in crema di Parmigiano), ce n’è davvero poca: si guarda più a una contemporaneità di molto vivacizzata da spunti creativi che donano alle pietanze una prospettiva gustativa inusitata. Il Black Angus – per esempio – è sposato a una salsa al Gorgonzola, con noci, salsa di arrosto e rapa rossa. Mentre un saporito saor al porro accompagna i gamberi «croccanti». Notevoli, fra i secondi, il maialino cotto tredici ore con indivia arrosto, liquirizia e fondo di tuberi e la cotoletta di Fassona con cimette acidule, Lardo di Colonnata e fonduta di canestrato.

La carta dei vini è inaspettatamente ampia e propone un buon numero di etichette sia italiane sia francesi, offerte a prezzi in linea con il contesto. Il servizio è sorridente e cortese. Il conto si attesta intorno ai 65 euro.