Al ristorante Sotto l’Arco non si arriva per caso. Al primo piano della bella Villa Aretusi, tempo addietro nobile dimora di campagna, la sala elegante e raffinata conta pochi, pochissimi tavoli: rotondi, grandi, tovagliati di tutto punto, ben distanziati tra loro, rendono l’esperienza intima e cerebrale, nonché assai cittadina, come dimostra il pavimento impreziosito dalla veneziana in marmo.
La cucina è vivace, e vi si riconosce l’impronta classica e seducente del suo autore, Alessandro Panichi, ligure, naturalizzato bolognese. Con il giusto tocco di sperimentazione abitano in menù piatti sempre equilibrati, che si arricchiscono di misurate sperimentazioni come le fermentazioni, che apportano note decise, foriere di acidità. Combinazioni particolari di ingredienti sono poi sposate a tutto campo: ne è un esempio lo Scampo e il foie gras con latte di cocco e pepe di Sichuan e la Tartare di cervo e midollo al caffè Borghetti. Il grande lavoro della cucina continua in sala, dov’è ancora possibile godere del cosiddetto “servizio alla lampada”, pensato per piatti perfomance come il “Pensando a Scabin”: uno spaghetto idratato alle noci servito con pane fritto, mela verde, foie gras e tartufo nero.
Il maître e sommelier Giuseppe Sportelli è, del resto, un impeccabile direttore d’orchestra, e dirige la sala sempre dietro le quinte, ma con solidità onnisciente. Sotto la sua guida la carta dei vini si gremisce di affascinanti etichette. Quanto al menù, esso è diviso in tre proposte di degustazione a 55, 60 oppure 80 euro. Alla carta si spendono invece circa 70 euro.