Incastonato all’interno di un ‘casello’ a pianta ottagonale destinato, tra 1860 e 1920, alla produzione di Parmigiano Reggiano, questo locale semplice e rustico, dove si respira un’atmosfera di pacata informalità, si chiama Badessa perché quello è il nome della ‘botte madre’ utilizzata nel ciclo produttivo dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia.

La cucina attinge a piene mani dal territorio, selezionando le materie prime con rigorosa attenzione a genuinità e stagionalità. La saggezza del saper fare contadino
si traduce in artigianalità, e ben si assapora nei pani, nelle paste all’uovo, nei salumi
e nei sughi di casalinga fattura. Dalla tradizione si pescano le ricette della nonna, riproposte in chiave rispettosa, ma con un opportuno focus sulla centralità di alcuni elementi, come nei tortelli «alle tre zucche biologiche Campo Alto, burro, salvia e bollino di mostarda frullata», con battuto di guanciale servito a parte. D’altro canto, in carta c’è spazio per piatti che leggono in modo contemporaneo pietanze e ingredienti tipici. Ne è chiaro esempio la versione dell’erbazzone in veste di «pacchero croccante di brisée da noi trafilato, ripieno verde, crema di latte e ricotta alla noce moscata, lardello e riso soffiati, anello di cipollotto fritto».

Anche nei dolci si alternano classici e reinterpretazioni. In un’ottica di naturalità diffusa e omaggio al km zero, la cantina accoglie solo vini naturali, tra cui una serie nutrita di Lambruschi. Il servizio è affabile e il conto si attesta sui 50 euro.