Se c’è qualcosa per cui l’Italia è rinomata all’estero, quello è certamente il cibo. E se esiste un territorio che ha cercato di dare struttura alla propria vocazione gastronomica, quello è certamente la Food Valley emiliana. Proprio qui, tra Scandiano (RE) e la frazione di Gavasseto (RE), sede del primo stabilimento di proprietà, dal 1967 a oggi si è sviluppata l’attività di Pregel.
Il legame con il territorio è presto detto: “Creiamo ingredienti destinati ai prodotti dei settori della gelateria, della pasticceria e del beverage – raccontano dall’azienda –. La nostra proposta arriva in 130 Paesi di tutto il mondo, ma riteniamo fondamentale continuare a investire e innovare nel luogo in cui siamo nati più di 55 anni fa”. A quell’altezza Luciano Rabboni, attuale presidente e amministratore delegato, aveva allestito nel garage del padre una piccola produzione di sapori per gelato.
Usano la parola ‘innovare’ perché tra le chiavi del successo dell’azienda vi è proprio un impegno quotidiano “a rimanere all’avanguardia sul mercato e anticipare le tendenze” (‘made in Pregel’ è, per esempio, il famoso trademark Pino Pinguino). Il tutto cercando di garantire la qualità più elevata possibile, “come testimoniano le certificazioni in materia rinnovate periodicamente con il massimo dei voti”.
A questo processo contribuisce il rapporto stretto con i clienti: “Grazie alla nostra fitta rete di agenti e distributori radicata sul territorio italiano e all’estero – spiegano –, siamo in grado di raccogliere le loro esigenze e di formulare di conseguenza delle nuove proposte. Per esempio, negli ultimi anni abbiamo lanciato una nuova linea di prodotti senza zuccheri aggiunti, proprio perché una fetta dei nostri clienti aveva la necessità di proporre dei gelati con un minore apporto zuccherino”.
Non si tratta certo di processi semplici, ma due delle parole chiave del motto di Pregel e del suo presidente sono – non a caso – ‘determinazione’ e ‘creatività’ (la terza è ‘semplicità’). Le stesse con cui l’azienda è stata in grado sia di lavorare su mercati maturi come quello europeo e nordamericano, sia di trovare la strada per “molte aree in via di sviluppo, come Asia o Middle East, dove i numeri stanno diventando rapidamente importanti”.
E a questo proposito, dietro alla rilevanza assunta da Pregel nel settore si nasconde (ma nemmeno troppo) un’impresa solida nei numeri. I 155,9 mln di fatturato nel 2022 (rispetto ai 116,5 mln del 2016) sono solo la punta dell’iceberg: due anni fa l’azienda riportava anche 37,8 mln di Ebitda, pari a un margin del 24,22% e un utile di 19,3 mln.
Nel 2023 i dati sono ulteriormente migliorati e, oltre ai ricavi (170,4 mln), è salito anche il margine operativo lordo, a 40,7 mln, e il risultato netto si è consolidato a 19,8 mln. “Abbiamo cercato di gestire con prudenza lo scorso anno, molto complesso dal lato dei costi, prestando molta attenzione all’allocazione delle risorse aziendali, ma senza far mancare gli investimenti, soprattutto in fiere, eventi, digital e nell’espansione commerciale in generale”. Ora ad attendere Pregel c’è un 2024 che, stando alle previsioni dell’azienda, dovrebbe riportare un +8,8% alla voce dei ricavi, un +5,5% a quella dell’Ebitda e un +9,5% a quella dell’utile.
Pregel è una delle 1.000 imprese Champions selezionate dal Centro Studi ItalyPost e L’Economia del Corriere della Sera. Per informazioni sulle imprese Champions clicca qui.